Precedente destinato a fare storia quello contenuto nella recente sentenza della Suprema Corte (n. 17438/2012).
I Giudici di legittimità hanno riconosciuto il nesso di causalità tra l’utilizzo intenso del cellulare e lo sviluppo di cellule tumorali, con conseguente riconoscimento del relativo risarcimento per i danni biologici conseguenti.
Il caso sotteso alla pronuncia prende le mosse dall’azione legale promossa da un manager di una grossa multinazionale che, per lo svolgimento del suo lavoro, era costretto ad utilizzare il cellulare e il cordless per 5/6 ore al giorno.
Tale utilizzo frequente avrebbe comportato lo sviluppo di un tumore al nervo trigemino che, sebbene asportato con successo, costringeva il dirigente a convivere con il dolore nella zona operata, con conseguente impossibilità a riprendere la normale attività lavorativa.
Conclusi con successo i primi due gradi di giudizio, l’Inail ricorreva anche in Cassazione asserendo che non vi fosse alcuna correlazione causale tra l’utilizzo dell’apparecchio telefonico e lo sviluppo del tumore.
Gli Ermellini, tuttavia, nel rigettare il ricorso e respingere le difese dell’Inail, confermavano la tesi del manager, peraltro suffragata da consulenze mediche di illustri studiosi e condannavano l’ente al riconoscimento, in favore del lavoratore, di una pensione di invalidità dell’80%. (© Avv. Dario Avolio)