La sezione lavoro della Suprema Corte si è definitivamente pronunciata sulla legittimità o meno del licenziamento comminato ad un lavoratore che, durante lo svolgimento delle mansioni lavorative, era stato colto in palese stato di ebbrezza dal proprio superiore.
Al riguardo gli Ermellini non si sono discostati dagli approdi a cui erano pervenuti i giudici di prime cure, confermando che ipotesi simili rientrano perfettamente nel paradigma della giusta causa di licenziamento con conseguente piena legittimità di quest’ultimo.
Ciò in quanto il contegno del lavoratore, trovato ubriaco al lavoro, è idoneo a far venir meno il rapporto fiduciario che intercorre con il datore sin dalla stipula del contratto.
I giudici del palazzaccio, a corredo del loro iter motivazionale, fanno notare, peraltro, che l’apprezzamento della gravità del fatto, in rapporto alle previsioni contrattuali e normative, costituisce un apprezzamento incensurabile in cassazione, ove adeguatamente motivato. (© Avv. Dario Avolio)