In una recentissima sentenza, segnatamente la n. 17983 del 10 maggio 2007, la Cassazione ha manifestato il suo orientamento relativamente alla problematica della rilevanza penale o meno della coltivazione domestica di marijuana.
La vicenda sottesa alla pronuncia, trae spunto da un ricorso presentato da un soggetto che, in grado di appello si era visto confermare, ai sensi dell’art. 73 DPR. n. 309 del 1990, la condanna, inflitta in primo grado, per aver coltivato nel proprio fondo cinque piante di marijuana.
I massimi giudicanti sul punto hanno ritenuto di dar ragione al ricorrente asserendo che, in ipotesi del genere, non si configuri il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti ascritto all’imputato.
Ciò in quanto si sarebbe al di fuori del concetto di coltivazione in senso tecnico-agrario ovvero imprenditoriale.
Farebbero difetto, infatti, i presupposti minimi indispensabili atti ad integrare la fattispecie quali la disponibilità del terreno, la preparazione e la semina dello stesso, la presenza di locali destinati alla raccolta dei prodotti.

Per tali ragioni i Giudici di legittimità hanno valutato la condotta dell’imputato alla stregua di una coltivazione domestica parificandola alla mera detenzione personale con conseguente assoluzione perché il fatto non sussiste. (© Dario Avolio)