Rilevante approdo del Supremo Collegio in tema di autovelox e della possibilità che gli stessi vengano nascosti in punti strategici da parte dell’Azienda incaricata, con regolare contratto di appalto, al rilevamento della velocità.
In tal caso non solo il verbale di accertamento sarebbe nullo ma, addirittura, si profilerebbe un’imputazione per truffa ai danni dei responsabili di tale illegittimo posizionamento.
Il Caso sotteso alla pronuncia prende le mosse da una decisone del Tribunale di Cosenza a cui era seguito il ricorso da parte dell’Azienda committente nella fornitura delle apparecchiature autovelox già soccombente nei primi due gradi di giudizio.
Nella specie si era accertato che la stessa, in tre comuni calabresi, aveva provveduto al posizionamento degli apparecchi per il rilevamento della velocità in veicoli di proprietà privata i cui conducenti venivano remunerati con un compenso commisurato al numero di verbali elevati.
La Suprema Corte ha ritenuto, quindi, configurabile il reato di truffa essendovi un’indubbia induzione in errore dei malcapitati automobilisti assolutamente contraria ai dettami di legge che, al contrario, prevedono non solo che gli autovelox siano ben visibili ma che gli stessi siano addirittura segnalati con cartelli collocati prima dei luoghi di posizionamento. (© Avv. Dario Avolio)