Per gli Ermellini la telefonata dopo la mezzanotte integra il reato di molestia, anche se a farla è l’ex coniuge al fine di ottenere notizie sul figlio affidato alla madre.

E’ questo l’orientamento definitivo assunto dai giudici del Supremo Collegio che, in tal modo, hanno risolto un caso pervenuto dal Tribunale di Chieti in cui un ex marito era stato condannato per aver  effettuato una sola chiamata, dopo la mezzanotte, sul cellulare della consorte dalla quale si stava separando, per chiedere informazioni sul figlio che avrebbe dovuto incontrare il giorno precedente.

La Suprema corte ha. Quindi. confermato la condanna definitiva, confermata anche dalla Corte d’Appello, a 300 euro di multa per il reato ascritto motivando che “una telefonata dopo quell’ora non merita le attenuanti perchè, anche se si tratta di un solo squillo, è «petulante» e arreca disturbo”.

Vano è stato il tentativo dell’uomo di difendersi dinanzi ai massimi giudicanti assumendo che la predetta chiamata non era stata posta in essere al fine di «interferire nella sfera della libertà della ex moglie ma era stata fatta allo scopo di richiedere informazioni sul figlio».

La Cassazione ha ulteriormente motivato che «l’ora in cui era stata effettuata la telefonata, attorno alla mezzanotte, dimostrava sia l’obiettiva molesta intrusione in ore riservate al riposo sia l’evidente intenzione di Nicola F. di molestare la moglie piuttosto che di vedere il bambino, che a quell’ora avrebbe dovuto dormire». (© Avv. Dario Avolio)