Guai in vista per chi, ritenendo di concludere un affare in buona fede, acquista un bene di valore ad un prezzo minimo.
In tal caso gli Ermellini hanno ravvisato gli estremi del delitto di ricettazione, supportato dal dolo eventuale (accettazione del rischio che tale merce fosse di provenienza illecita poiché venduta a prezzo irrisorio).
E’ quanto si legge in una recentissima sentenza del Supremo Collegio (n. 29371 del 7 luglio scorso) in cui i massimi giudicanti hanno confermato una condanna per ricettazione ad un soggetto reo di aver acquistato una bici di valore ad un prezzo irrisorio.
Tale sentenza è arriva ribaltando il giudizio di colpevolezza inflitto dal Tribunale di Milano per il diverso delitto di incauto acquisto.
Gli Ermellini hanno ritenuto che tale fattispecie dovesse lasciare il posto al più grave delitto di ricettazione atteso che era di palese evidenza la sproporzione tra quanto pagato e costo effettivo del mezzo.
A ciò si aggiunga che il velocipede presentava anche segni di forzatura che lasciavano presagire la provenienza illecita sicuramente percepibile dall’acquirente. (© Avv. Dario Avolio)