La Corte di Cassazione è recentemente intervenuta nella disputa circa i parametri temporali che rendono legittimo il diritto a ricevere il c.d. danno biologico “iure hereditatis”; fattispecie risarcitoria che sorge in capo ai congiunti di un familiare deceduto in un sinistro di qualsivoglia natura.
Tale danno consisterebbe nella sofferenza psichica e fisica patita dalla vittima in quel lasso di tempo che va dall’occorso sinistro al decesso e che diventa trasmissibile agli eredi proprio in tale ultima evenienza.
In assenza di criteri atti a stabilire quale durata debba avere la sopravvivenza per essere ritenuta idonea a far sorgere il diritto a tale risarcimento, il Supremo Collegio ha precisato che, in ogni caso, “non può escludersi in via di principio che sia apprezzabile anche una sopravvivenza che si protrae per tre giorni”.
Con tale arresto i Giudici di Legittimità hanno ribaltato le opposte decisioni assunte sul punto nei primi due gradi di un giudizio in cui due genitori si erano visti respingere la domanda avente ad oggetto proprio il risarcimento del danno biologico “iure hereditatis” patito dal figlio morto dopo pochi giorni di agonia in seguito ad un sinistro stradale.
Entrambe le decisioni negavano tale risarcimento proprio sulla scorta del breve lasso di tempo intercorrente tra l’incidente e la morte.
Tale danno consisterebbe nella sofferenza psichica e fisica patita dalla vittima in quel lasso di tempo che va dall’occorso sinistro al decesso e che diventa trasmissibile agli eredi proprio in tale ultima evenienza.
In assenza di criteri atti a stabilire quale durata debba avere la sopravvivenza per essere ritenuta idonea a far sorgere il diritto a tale risarcimento, il Supremo Collegio ha precisato che, in ogni caso, “non può escludersi in via di principio che sia apprezzabile anche una sopravvivenza che si protrae per tre giorni”.
Con tale arresto i Giudici di Legittimità hanno ribaltato le opposte decisioni assunte sul punto nei primi due gradi di un giudizio in cui due genitori si erano visti respingere la domanda avente ad oggetto proprio il risarcimento del danno biologico “iure hereditatis” patito dal figlio morto dopo pochi giorni di agonia in seguito ad un sinistro stradale.
Entrambe le decisioni negavano tale risarcimento proprio sulla scorta del breve lasso di tempo intercorrente tra l’incidente e la morte.
La Suprema Corte, al contrario, ha ritenuto di cassare la sentenza di appello nella parte in cui affermava che la sopravvivenza di tre giorni era insufficiente a far acquistare ai parenti della vittima il diritto al risarcimento del danno biologico confermando, di converso, tale minima durata ai fini della tutela risarcitoria. (© Avv- Dario Avolio)