L’espressione massima di democrazia e di sovranità popolare del nostro paese coincide certamente con l’esercizio del diritto di voto garantito costituzionalmente.
Per tali ragioni la legge elettorale, che disciplina le modalità di elezione dei nostri rappresentanti politici, dovrebbe essere quanto più imparziale possibile e rispecchiare la reale volontà degli elettori.
Come è consuetudine, tuttavia, anche in questo ambito così delicato, il nostro paese ha visto succedersi un’accozzaglia di norme disciplinanti la materia fino ad arrivare all’attuale legge elettorale, n.270 del 21 dicembre 2005, meglio nota come “Legge Porcellum”, così definita dal suo stesso ideatore, l’allora ministro Calderoli.
A distanza di quasi 8 anni dalla sua entrata in vigore, può certamente dirsi che appellativo migliore non poteva essere speso per tale legge elettorale che non è assolutamente idonea a garantire una stabilità governativa, tanto che alcuni giuristi hanno anche espresso dubbi di legittimità costituzionale della stessa.
Il limite più grande del “porcellum” consiste nella previsione delle c.d. liste bloccate, consentendo all’elettore di votare solo le liste dei candidati ma senza alcuna possibilità di indicare preferenze.
Così facendo l’elezione dei candidati non è espressione di sovranità popolare ma è collegata alle scelte e agli accordi interni ai partiti che, ovviamente, sceglieranno sempre gli stessi soggetti più influenti.
Altri punti salienti dell’attuale legge elettorale possono così riassumersi:
          Previsione di un premio di maggioranza: garantito un minimo di 340 seggi nella Camera dei deputati alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti su base nazionale mentre al Senato su base regionale;
          Previsione delle c.d. coalizioni: è prevista la possibilità che più liste si uniscano formando una coalizione, con programma politico e capo della coalizione unici;
          Previsione di una soglia di sbarramento alla Camera: per ottenere seggi alla Camera ogni partito deve ottenere almeno il 4% di voti nazionali e ogni coalizione almeno il 10%;
          Previsione di una soglia di sbarramento al Senato: per ottenere seggi al Senato ogni partito deve ottenere almeno l’8% dei voti e ogni coalizione almeno il 20%.
Numerosi sono stati i tentativi di modificare l’attuale legge elettorale, anche mediante previsione di diversi referendum abrogativi negli anni 2008-2009 che, tuttavia, non hanno raggiunto il quorum necessario per l’abrogazione.
Ci apprestiamo dunque ad esercitare il nostro diritto di voto sempre con lo stesso meccanismo elettorale generatore di incertezza, instabilità e ingovernabilità che ci ha accompagnato negli ultimi anni.
Con tali premesse non rimane che sperare di assistere ad una scelta da parte dell’elettorato meno frastagliata possibile e veder stravincere una coalizione su tutte a garanzia della governabilità assolutamente necessaria in questo periodo storico. (© Avv. Dario Avolio) ARTICOLO PUBBLICATO SU “LO STRILLONE”